Telefono senza fili

Questo racconto a tema è stato scritto per un contest del Raynor’s Hall

tel s fili


– Bene… allora adesso per creare l’atmosfera giusta spegnerò la luce, ok? Avete paura del buio?
Un coro di no echeggiò da un capo all’altro del salone.
L’animatrice sfiorò il pannello del quertz da polso e il ronzio dei neon prese a sfumare nel breve volgere di qualche secondo. A poco a poco, dall’oscurità emerse la luce di cortesia dei taser a eccimeri e i gridolini di eccitazione si fecero più ultravioletti.
– Chenda siediti qui e tu, Andrea, mettiti accanto a me. Così bravi, tutti insieme: facciamo un bel cerchio! Gigi! Vieni qui!
Nella penombra irreale, l’animatrice afferrò la mano di Luigino e lo fece accomodare accanto a Chenda.
– Che bella festa di compleanno! – disse Francy tutta felice – Che gioco facciamo adesso, Xiu?
La donna sorrise in modo materno e accarezzò i capelli di Francy.
– Giochiamo a un gioco antico, del tempo dei vostri nonni. Giochiamo al telefono senza fili.
Il cerchio si animò di sguardi interrogativi se non smarriti, così Xiu decise di spiegarsi meglio. Estrasse l’oloPhone e tracciò nell’aria scie fosforescenti gialle e verdi. Dopo qualche attimo, il groviglio di linee colorate prese le forme di un diagramma di flusso.
– Vedete? I partecipanti al gioco devono disporsi in fila – illustrò l’animatrice – e uno dei giocatori…
– Ma… ma noi… noi ci siamo messi in cerchio – frignò Jan.
– E’ vero, ma non cambia molto, Jan, anzi così viene anche meglio. Il gioco consiste nel bisbigliare una frase all’orecchio di chi sta seduto alla tua sinistra, che a sua volta dovrà ripetere la stessa frase all’orecchio di chi siede alla sua sinistra, e così via, fino all’ultimo del cerchio che dirà la frase ad alta voce.
– Che bella festa di compleanno! – disse di nuovo Francy, felicissima.
Xiu controllò l’ora sul visore: restava giusto il tempo per completare una tornata del gioco prima dell’arrivo della torta.
– Allora Andrea… cosa ne dici di iniziare tu? Trova una frase da sussurrare all’orecchio di Jusuf.
Andrea non si fece pregare e dopo aver rapidamente passato in rassegna le diverse opzioni, pescò a caso la più buffa tra le frasi che gli erano venute in mente. Si sporse verso Jusuf e bisbigliò.
– La vecchia micia un giorno invece di ronfare per ore, salì su un ramo.
Poi, tutto sorridente e soddisfatto, si rimise comodo in attesa degli eventi.
A turno, ognuno degli oltre venti partecipanti al gioco trasmise il messaggio sussurrando la frase all’orecchio di chi sedeva alla sua sinistra, finché il giro non fu completato. Francy, la festeggiata, si trovò ad essere l’ultimo anello della catena.
– Coraggio Francy – la esortò Xiu – ripeti ad alta voce cosa ti ha mandato a dire Andrea.
Il sorriso di Francy si fece sofferto, quasi legnoso e, non fosse stato per la semioscurità violetta che li avvolgeva tutti, l’avrebbero vista arrossire vivacemente. Sospirò. Infine, con voce stentata e stranita, disse.
– La vecchiaia comincia il giorno in cui, invece di fare l’amore, ne disquisiamo.
Disquisiamo?!? Andrea sgranò gli occhi. Francy chinò il capo, in chiaro imbarazzo. Qualche risatina a denti stretti percorse il cerchio dei partecipanti. L’animatrice esitò, incerta su cosa dire per dissipare la tensione.
A salvare tutti dal momento di disagio, giunse provvidenziale la torta di compleanno, piena di candeline.
– Arriva la torta!! – gridò Xiu mimando un’eccitazione caricaturale.
– Che bella festa di compleanno! – ripeté Francy a mo’ di disco rotto.
– Quante candeline sono, Francy? – chiese l’animatrice, con tono forzatamente gioviale.
– Ottantatré – rispose Francy, con tono interrogativo.
– Macché ottantatré! – corresse Xiu – mi dicono che sono ben ottantasette!
– Che bella festa di compleanno! – disse Francy battendo le mani.
E che puzza di merda, pensò l’animatrice, cercando di individuare chi avesse deciso di santificare il taglio della torta riempiendo il pannolone. Attivò il visore infrarosso e in breve individuò l’alone cremisi di un pannolone caldo caldo.
Xiu sfiorò il quertz, riattivò le luci e chiamò in aiuto un OTAm.
Quella sera, Andrea non riuscì in nessun modo a prendere sonno. Verso le 23.00, dopo un prolungato corpo a corpo con le coperte, grazie ad un’agile mossa di Kurtzo riuscì a mandarle al tappeto e scivolò fuori dalla sua stanza per raggiungere quella di Francy. Purtroppo scivolò anche sulla rampa che separava la sezione maschile da quella femminile e si ruppe il femore destro. Fu un tonfo breve, sordo. Poi sulla casa di riposo Quasar 23 scese di nuovo il silenzio.

*

in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it

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