Il comizio sindacale

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Il comizio sindacale.

Napòleon salì sul palco per dare inizio al comizio sindacale.
I maiali stipati nella piccola piazza smisero subito di grufolare e un religioso silenzio avvolse l’assemblea. Il segretario generale si schiarì la voce, afferrò il microfono e prese ad arringare la folla con viva e vibrante salivazione, benedicendo il popolo animale. Parlò da vero statista: invocò l’assenza di alternative possibili, esaltò i valori progressisti e umanitari dell’accoglienza, del sacrificio e dell’amore, chiosò che mai come in quel momento era importante che i lavoratori facessero fronte comune contro i disfattisti, i complottisti e i populisti, per raccogliere la sfida diventando compiutamente cittadini del mondo.
– Il libero commercio dei beni – disse Napòleon chiudendo il comizio – è il motore che spinge la democrazia, che consente di esportarla, che cambia il modo di pensare dei governi e alimenta la fratellanza tra i popoli.
L’assemblea dei maiali si produsse in un applauso doveroso.
Non appena il fragore iniziò a scemare, un maiale basso e tozzo alzò una zampa e chiese la parola.
– Tu parli bene, Napòleon, ma noi – disse indicando la platea operaia – abbiamo molti dubbi e domande da porci. Quesiti esistenziali, del tipo: saremo esportati come maiali o come prosciutti, zamponi e cotechini?

 

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(in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it)

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