Visita al Grande Crono

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Visita al Grande Crono
Sottotitolo esplicativo: il tempo nella letteratura

Scansando a muso duro un inserviente, Valente penetra nell’edificio e punta dritto verso i piani alti. La tromba delle scale annuncia mugolante il suo venire avanti. Con passo cadenzato e circolare, l’uomo s’avvia lungo le spire della scalinata, che svirgola di sponda contro i muri ad ogni quarto di voluta. Giunto all’ottava rampa, s’appiglia al corrimano e il dondolio della ringhiera inizia a propinare lievi retro-impulsi al polso destro, che eccita le leve delle braccia trasformando i capogiri rotatori in moto alternativo.
Vertigine.
L’avvolgimento ipnotico di giro in giro incanta l’uomo, che in preda a vivide allucinazioni vede passare il tempo. Per buona educazione, lo saluta.

– “Buongiorno.”
– “Buonanotte.” Continua a leggere “Visita al Grande Crono”

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Condominio

condominio banana

Notte.
Fanali, clacson, gas di scarico.
Carlo fila veloce verso casa, zigzagando in mezzo al traffico sulla sua Panda color rosso conto in banca. Vive da sei anni nel condominio grigio a forma di banana in fondo a via Girelli: un trilocale di sessantacinque metri quadri, acquistato con mutuo ventennale. Tre anni fa ha dovuto vendere il garage, avendo perso il posto di lavoro e da allora tira avanti con impieghi estemporanei, soprattutto scaffalando generi di consumo negli ipermercati.
Stasera è fortunato: c’è un posto libero vicino all’ingresso principale dello stabile. Carlo parcheggia e chiude premurosamente lo specchietto lato strada. Appena circumnavigata l’autovettura, la luce d’un lampione trasforma la fiancata dell’utilitaria in palcoscenico, al centro del quale si staglia una cacca secca di piccione, color caffè macchiato freddo. Incredibile… contravvenendo a tutte le leggi della fisica, parrebbe essere caduta descrivendo una traiettoria quasi orizzontale, appena concava in alto. Continua a leggere “Condominio”

Leggere pesanti

vertigine d'ingorgo2

I. Io sono.

Vago per strada in attesa che qualche persona chiami ad alta voce un nome. E quando quel nome è Andrea, mi giro.

Io sono Andrea, e più d’una volta dietro casa mia ho provato a dire ad alta voce “fosso!” ad un canale di scolo che s’ostinava a darmi le spalle. Lui però rimane lì, senza girarsi, come se non ci fossi. Resta invaginato nel terreno a ristagnare acque reflue e raganelle piene di pesticidi esondati dai campi limitrofi. Continua a leggere “Leggere pesanti”