scrivere per “puro divertimento”

draghi leonida faraone

capisco.
però pensavo… il “puro divertimento”… eeeh… beato chi può permetterselo, il puro divertimento!
logico che se non ho un tetto, un lavoro o uno stipendio dignitoso, potrò abbandonarmi al “puro divertimento” solo vivendo fuori dal tempo! mmmm, e infatti, parapapààà: ecco a “noi” i social network!
: )
ma andando oltre la realtà (e la verità) virtuale qui presente, la domanda che mi sorge spontanea è: possiamo abbandonarci sereni e tranquilli al puro divertimento nel 2019?
probabilmente no.
viviamo in un momento storico drammatico dove le costituzioni socialdemocratiche del secondo dopoguerra sono sotto attacco (come apertamente dichiarato da JPMorgan: “troppe tutele dei diritti dei lavoratori” e “troppa libertà di protestare per modifiche dello status quo”). su scala globale, le élite mondialiste e le oligarchie finanziarie sono così potenti da imporre agli stati democratici ex-sovrani la propria agenda economica (come apertamente dichiarato dal commissario UE al Bilancio Gunther Oettinger: “i mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta”). la popolazione è bombardata a tappeto dalla narrazione dominante dei media, docili holding del potere finanziario, chiamati a radere al suolo la capacità critica (come ci insegna il bispensiero di Orwell: “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”) e ad instillare nella popolazione una totale sfiducia verso le istituzioni democratiche (antipolitica e qualunquismo) e verso gli esseri umani (corruzione e autorazzismo). un vero e proprio lavaggio del cervello.
sono dietrologo se mi guardo intorno e vedo un disegno ben organizzato? chissà… forse no: basta chiedere conforto ai dati numerici degli ultimi tre-quattro decenni, che mostrano un enorme aumento del “wealth gap” per effetto di una continua redistribuzione verso l’alto della ricchezza. tale fenomeno non ha nulla a che fare con la corruzione o con la purezza, cosa che Richard Baldwin dell’Università Bocconi di Milano – come pure qualunque altro economista – sa benissimo. e d’altro canto non c’è bisogno di scomodare l’erudito professore quando lo stesso concetto piuttosto banale viene espresso dal tassista “plebeo” di Torvergata che si autoflagella giaculando “semo tutti corotti!”. beh, cheddire? a me sembra un’evidente e logica tautologia: come dire “siamo tutti esseri umani”, nel bene e nel male.
e allora? il fatto che il popolo e le élite siano poco, molto o troppo corrotti, cosa cambia?
la Costituzione afferma senza mezzi termini all’articolo 1 che “la sovranità appartiene al popolo”, non alle élite (disguido che indispettisce non poco l’élite e il potere finanziario). tenendo ben saldo tale presupposto, il termine “populismo” diventa un’entità astratta che non esiste: esiste forse il “democrazismo”? esistono il popolo e la volontà popolare, almeno in democrazia.
certo, possiamo tirare i remi in barca, pensare al “puro divertimento” e distrarci ascoltando l’orchestrina del Titanic, ma la storia ci insegna che poi le cose tendono a finire male…

entità astratta priva di coperture finanziarie

una riflessione sugli ultimi giorni e sul dato di fatto che la volontà del popolo italiano è una pura entità astratta priva di coperture finanziarie

http://neobar.net/2018/05/29/cosa-ci-aspetta-dopo-le-elezioni-politiche-del-4-marzo-2018-2a-puntata/

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in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it

 

L’Unione Europea e la costituzione italiana: incompatibili per definizione.

la riforma costituzionale Boschi Renzi, come pure l’Unione Europea, sono incompatibili con gli ideali che ispirano la nostra costutuzione fondata sul lavoro e sui diritti

unione-europea-e-costituzione-italiana

L’articolo 11 della Costituzione Italiana vieta da sempre cessioni complete di sovranità e consente cessioni limitate solo se indispensabili per il mantenimento di pace e giustizia tra i popoli. Dunque, la prima cosa di cui dobbiamo prendere atto è che negli ultimi anni, la costituzione italiana è stata impunemente disattesa, avendo l’Italia ceduto completamente la propria sovranità monetaria dal 2002 e da lì in poi, di conseguenza, parti sempre maggiori della propria sovranità politica e economica (si veda l’imposizione dell’austerity e l’inserimento in costituzione del vincolo del “pareggio di bilancio” nel 2012).

Non fossero già gravissime tali violazioni, è ora oggetto di un prossimo quesito referendario una *deforma* costituzionale che tra le altre cose ci obbligherebbe a compiere un ulteriore salto in avanti nella medesima direzione, modificando in modo sostanziale gli articoli 55 e 70 della costituzione. Visto che spesso i supporters del partito di governo tendono a negare tale evidenza, vorrei ricordare che nel discorso di presentazione al senato della *deforma* costituzionale in data 8 Aprile 2014, proprio il governo Renzi afferma, tra le altre cose, che le modifiche introdotte rispondono “all’esigenza di adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole di bilancio” e “di razionalizzare in modo compiuto il complesso sistema di governo multilivello articolato tra Unione europea, Stato e Autonomie territoriali, entro il quale si dipanano oggi le politiche pubbliche”.

Dunque, per stessa ammissione del governo, la *deforma* apporta i cambiamenti necessari affinché l’Italia diventi per dovere costituzionale un paese a sovranità limitata, ovvero legittima la cessione del potere economico ad una “governance europea”. E visto che, come da articolo 1 della Costituzione, la sovranità per definizione “appartiene al popolo”, beh… SVEGLIAAAA!!!! E’ la *nostra* sovranità che stanno/stiamo svendendo! Non bastasse ancora, per chiarire al di là di ogni ragionevole dubbio le gerarchie in gioco, viene esplicitata la scala discendente dei poteri nel “governo multilivello”: Unione Europea -> Stato Italiano -> Autonomie territoriali. E come sappiamo benissimo per esperienza diretta, mentre riusciamo a sorvegliare e a verificare l’operato dei poteri più vicini a noi (sindaco e giunta comunale), già il livello politico nazionale tende a sfuggire al diretto controllo dei cittadini: clientele, corruzione, interessi e tornaconti personali condizionano l’operato dei parlamentari italiani proprio perché esiste una maggiore distanza fisica tra politici ed elettori (“lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, dice il proverbio). Figurarsi, dunque, un livello sovranazionale tipo quello di parlamentari europei lontanissimi dal territorio che li ha eletti e debolissimi di fronte alle pressioni delle economie dominanti, delle lobbies, delle multinazionali e delle élite finanziarie.

Ok. Preso atto del fatto che abbiamo ceduto la nostra sovranità monetaria con l’Euro e che a ruota, come inevitabile conseguenza, cediamo la sovranità economica e politica, ci siamo davvero domandati quanto è democratica l’Unione Europea?
La crisi greca, le politiche di austerità, il colonialismo finanziario, l’emergenza migranti, il bail-in, l’aggressione mercantilista (con annesso gioco al “beggar my neighbour”), le privatizzazioni dovrebbero avervi insegnato che in Europa comandano: la Troika (Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale), l’economia egemone (Merkel e Schäuble, Deutsche Bank) e i grandi capitali globali (fondi d’investimento, banche d’affari e multinazionali).
Nessuno di questi centri di potere è eletto dal popolo: NON è eletto il presidente della BCE, NON sono eletti, ma *nominati* i membri della Commissione Europea, NON è eletto il FMI, NON sono eletti dal popolo italiano Merkel e Schäuble (ergo, non hanno motivo di tutelarne gli interessi), e ovviamente NON sono eletti i grandi manovratori dei capitali globali (tipo Larry Fink o George Soros o i Rothschild).

Potrebbe essere utile, a questo punto, ricordare il significato della parola democrazia: “forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti”.
Quindi? Quindi l’Unione Europea e la democrazia sono due realtà inconciliabili.
A riprova, il diktat del Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che nel 2015 affermava: “Non può esserci scelta democratica contro i trattati europei”.
Altra illuminante dichiarazione, è quella della Commissaria per il commercio dell’Unione Europea, Cecilia Malmström, la quale alla domanda su come potesse continuare a promuovere il TTIP ignorando la massiccia opposizione popolare in tutta Europa, ha replicato: “Non ricevo il mio mandato dal popolo Europeo.”

L’Unione Europea non è un progetto di integrazione dei popoli europei (che infatti non sono mai stati così divisi come oggi), ma un mero disegno economico-politico fortemente voluto dai mercati finanziari e dalla geopolitica statunitense, come già riconosciuto da… Pertini! Ebbenesì, sto parlando proprio di quel Sandro Pertini, il partigiano presidente. Ascoltiamo le sue parole e domandiamoci quanto siamo ingenui visto che ancora oggi stentiamo a comprendere ciò che egli aveva già capito nel 1949: “L’unione europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana”. L’ordinamento europeo è antropologicamente (si vedano gli scritti della professoressa Ida Magli) e socialmente (si veda il giurista Barra Caracciolo) contrario agli ideali che ispirano la nostra costituzione, fondata sul lavoro e sui diritti e NON sui profitti, sul pareggio in bilancio, sulla disoccupazione strutturale, sul lavoratore merce, sulla prepotenza mercantilista, ovvero sul prevalere di interessi economici sui diritti costituzionali.

E non facciamoci fregare da quelli che non potendo confutare l’evidenza di quest’orrore, cercano di cadere in piedi, rilanciando: votiamo sì “per cambiare l’Unione Europea”. Se ci fermiamo a pensarci un attimo, possiamo renderci conto di come sia un discorso folle, del tutto privo di logica: davvero qualcuno può pensare che per cambiare una dittatura la soluzione sia quella di concedere alla dittatura ancora più poteri?
Inoltre, l’Euro e l’Unione Europea sono quello che sono non per puro caso o perché la torta è lievitata male: sono stati creati per fare *proprio* quello che stanno facendo, sono strumenti perfetti per il mercantilismo delle economie egemoni e per accentrare il potere politico-economico sradicandolo dal territorio così che chi ha le risorse finanziare possa meglio influenzarlo e controllarlo (si veda la recente retrospettiva del professor Alberto Bagnai). In tal senso, vale la pena di ricordare che il già citato superfondo di investimento Black Rock gestisce un ammontare complessivo di azioni, obbligazioni, titoli pubblici pari al PIL di Francia e Italia messe insieme
Se l’Unione Europea dovesse cambiare, diventerebbe meno efficace o addirittura inutile e pertanto sarebbe cestinata come strumento non più idoneo a spalleggiare gli interessi dei grandi poteri economici. Ad esempio, solo un malato di mente può pensare che il governo tedesco accetti una vera e propria integrazione fiscale europea con annesse politiche redistributive, cosa che porterebbe la Germania a cedere una quota tra l’8 e il 12,7% del proprio PIL agli altri stati europei!!! Ma neanche in un film di fantascienza!

Insomma, per i grandi capitali finanziari che governano il mondo, gli stati nazionali democratici, specie quelli dotati d’una solida costituzione fondata sui diritti dell’uomo e sullo stato sociale, sono l’unico ostacolo degno di nota capace di ostacolare la loro spietata brama di profitto. Quindi è prioritario prima togliergli la sovranità monetaria (per darla a dio Draghi!) e poi svuotarli dei poteri sanciti dalla costituzione. Non a caso l’attuale *deforma* della costituzione va nella direzione delle modifiche sollecitate dalla banca d’affari JP Morgan, da Larry Fink del fondo d’investimento Black Rock, dalla Deutsche Bank e da Jean-Claude Juncker, che infatti invitano a votare sì al referendum.

D’altro canto, sempre Jean-Claude Juncker spiegava già nel 1999 i trucchi da usare nella politica europea: “prendiamo una decisione, poi la facciamo trapelare e aspettiamo per vedere cosa succede. Se non provoca grande clamore o contestazioni, dato che la maggior parte della gente non capisce ciò che è stato deciso, andiamo avanti, passo dopo passo, fino al punto di non ritorno.”

Ecco, prestiamo attenzione: purtroppo, siamo già molto avanti in questo suicidio democratico, ma la *deforma* costituzionale potrebbe essere il nostro punto di non ritorno.

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(in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it)