Complottista!

un gruppo di amici in un bar di periferia di un futuro molto prossimo venturo

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Complottista!

Il bar è un’astronave capovolta accanto a uno stradone di periferia. Le porte scorrevoli m’ingoiano e in breve un riff di musica protonica m’inonda d’urto insaccandomi l’udito. Gradualmente, il tipico odore di canfora marziana si sovrappone a quello leggermente speziato del caffè di troposfera. L’ambiente è pieno di luci e di piastrelle lucidate a specchio che rinterzano brilluccichii di sponda creando effetti stroboscopici vertiginosi.
Mi apro un varco tra i mille colori della folla vociante, alla ricerca di Marco e Andrea.
Eccoli.
– Salve a tutti – grido nell’accomodarmi al tavolo – cazzo, non avrei mai immaginato di dover rimpiangere la musica elettronica!
Andrea posta un video olografico su Féisbuk con l’oPhone, Marco ha puntato una brunetta con la parrucca fluo: nessuno dei due dà segno di aver notato il mio arrivo. Sedute al tavolo ci sono pure Samy e Lucia, intente a discutere, per quello che riesco a intuire, di meches ferromagnetiche e acconciature attive.
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Trump, Hitler e Berlusconi: Trumpitlersconi!!

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Trump, Hitler e Berlusconi: Trumpitlersconi!!
da qualche mese, che si frequentino social network, blog letterari, blog culinari o addirittura blog di medicina ayurvedica, è comunque quasi impossibile sfuggire al post pseudopolitico i cui punti cardine sono i seguenti:
1) Trump è stato eletto democraticamente, ma è il male assoluto
2) anche Hitler, come ci insegna la storia, è stato democraticamente eletto
3) so quello che dico perché conosco Berlusconi che è come Trump
4) chiunque non è d’accordo con me è un puttaniere razzista nazifascista
ma che meraviglia…
proviamo a fare insieme un po’ di chiarezza? Continua a leggere “Trump, Hitler e Berlusconi: Trumpitlersconi!!”

Certe rotte in diagonale

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Certe rotte in diagonale

 

Chiudo il video-tutorial e sibilo rabbioso: mai in sedia a rotelle. La lampada da tavolo, mostrando illuminata lungimiranza, finge di non prestarmi ascolto, ma scuote il capo sconsolata non appena mi aggrappo al bordo della scrivania per replicare al messaggio di Giulia. Grande invenzione Feisbuk: anche col corpo rattrappito posso puntare belle ragazze e recitare la parte dell’uomo distinto e raffinato benché mi lavi solo una volta a settimana, se viene l’oss del comune. Mi annuso le ascelle: sarà il sudore da stress per la storia della carrozzina, ma oggi puzzo molto più del solito. Digito “ti amo: due parole per dirlo, due giorni per spiegarlo, una vita in due per dimostrarlo” e nel frattempo provo a scoreggiare, curioso di vedere che succede. Incredibile… se non l’avessi verificato di persona non ci crederei: il tanfo nella stanza si riduce, diluendosi col peto. Continua a leggere “Certe rotte in diagonale”

Il comizio sindacale

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Il comizio sindacale.

Napòleon salì sul palco per dare inizio al comizio sindacale.
I maiali stipati nella piccola piazza smisero subito di grufolare e un religioso silenzio avvolse l’assemblea. Il segretario generale si schiarì la voce, afferrò il microfono e prese ad arringare la folla con viva e vibrante salivazione, benedicendo il popolo animale. Parlò da vero statista: invocò l’assenza di alternative possibili, esaltò i valori progressisti e umanitari dell’accoglienza, del sacrificio e dell’amore, chiosò che mai come in quel momento era importante che i lavoratori facessero fronte comune contro i disfattisti, i complottisti e i populisti, per raccogliere la sfida diventando compiutamente cittadini del mondo.
– Il libero commercio dei beni – disse Napòleon chiudendo il comizio – è il motore che spinge la democrazia, che consente di esportarla, che cambia il modo di pensare dei governi e alimenta la fratellanza tra i popoli.
L’assemblea dei maiali si produsse in un applauso doveroso.
Non appena il fragore iniziò a scemare, un maiale basso e tozzo alzò una zampa e chiese la parola.
– Tu parli bene, Napòleon, ma noi – disse indicando la platea operaia – abbiamo molti dubbi e domande da porci. Quesiti esistenziali, del tipo: saremo esportati come maiali o come prosciutti, zamponi e cotechini?

 

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(in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it)

L’Unione Europea e la costituzione italiana: incompatibili per definizione.

la riforma costituzionale Boschi Renzi, come pure l’Unione Europea, sono incompatibili con gli ideali che ispirano la nostra costutuzione fondata sul lavoro e sui diritti

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L’articolo 11 della Costituzione Italiana vieta da sempre cessioni complete di sovranità e consente cessioni limitate solo se indispensabili per il mantenimento di pace e giustizia tra i popoli. Dunque, la prima cosa di cui dobbiamo prendere atto è che negli ultimi anni, la costituzione italiana è stata impunemente disattesa, avendo l’Italia ceduto completamente la propria sovranità monetaria dal 2002 e da lì in poi, di conseguenza, parti sempre maggiori della propria sovranità politica e economica (si veda l’imposizione dell’austerity e l’inserimento in costituzione del vincolo del “pareggio di bilancio” nel 2012).

Non fossero già gravissime tali violazioni, è ora oggetto di un prossimo quesito referendario una *deforma* costituzionale che tra le altre cose ci obbligherebbe a compiere un ulteriore salto in avanti nella medesima direzione, modificando in modo sostanziale gli articoli 55 e 70 della costituzione. Visto che spesso i supporters del partito di governo tendono a negare tale evidenza, vorrei ricordare che nel discorso di presentazione al senato della *deforma* costituzionale in data 8 Aprile 2014, proprio il governo Renzi afferma, tra le altre cose, che le modifiche introdotte rispondono “all’esigenza di adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole di bilancio” e “di razionalizzare in modo compiuto il complesso sistema di governo multilivello articolato tra Unione europea, Stato e Autonomie territoriali, entro il quale si dipanano oggi le politiche pubbliche”.

Dunque, per stessa ammissione del governo, la *deforma* apporta i cambiamenti necessari affinché l’Italia diventi per dovere costituzionale un paese a sovranità limitata, ovvero legittima la cessione del potere economico ad una “governance europea”. E visto che, come da articolo 1 della Costituzione, la sovranità per definizione “appartiene al popolo”, beh… SVEGLIAAAA!!!! E’ la *nostra* sovranità che stanno/stiamo svendendo! Non bastasse ancora, per chiarire al di là di ogni ragionevole dubbio le gerarchie in gioco, viene esplicitata la scala discendente dei poteri nel “governo multilivello”: Unione Europea -> Stato Italiano -> Autonomie territoriali. E come sappiamo benissimo per esperienza diretta, mentre riusciamo a sorvegliare e a verificare l’operato dei poteri più vicini a noi (sindaco e giunta comunale), già il livello politico nazionale tende a sfuggire al diretto controllo dei cittadini: clientele, corruzione, interessi e tornaconti personali condizionano l’operato dei parlamentari italiani proprio perché esiste una maggiore distanza fisica tra politici ed elettori (“lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, dice il proverbio). Figurarsi, dunque, un livello sovranazionale tipo quello di parlamentari europei lontanissimi dal territorio che li ha eletti e debolissimi di fronte alle pressioni delle economie dominanti, delle lobbies, delle multinazionali e delle élite finanziarie.

Ok. Preso atto del fatto che abbiamo ceduto la nostra sovranità monetaria con l’Euro e che a ruota, come inevitabile conseguenza, cediamo la sovranità economica e politica, ci siamo davvero domandati quanto è democratica l’Unione Europea?
La crisi greca, le politiche di austerità, il colonialismo finanziario, l’emergenza migranti, il bail-in, l’aggressione mercantilista (con annesso gioco al “beggar my neighbour”), le privatizzazioni dovrebbero avervi insegnato che in Europa comandano: la Troika (Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale), l’economia egemone (Merkel e Schäuble, Deutsche Bank) e i grandi capitali globali (fondi d’investimento, banche d’affari e multinazionali).
Nessuno di questi centri di potere è eletto dal popolo: NON è eletto il presidente della BCE, NON sono eletti, ma *nominati* i membri della Commissione Europea, NON è eletto il FMI, NON sono eletti dal popolo italiano Merkel e Schäuble (ergo, non hanno motivo di tutelarne gli interessi), e ovviamente NON sono eletti i grandi manovratori dei capitali globali (tipo Larry Fink o George Soros o i Rothschild).

Potrebbe essere utile, a questo punto, ricordare il significato della parola democrazia: “forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti”.
Quindi? Quindi l’Unione Europea e la democrazia sono due realtà inconciliabili.
A riprova, il diktat del Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che nel 2015 affermava: “Non può esserci scelta democratica contro i trattati europei”.
Altra illuminante dichiarazione, è quella della Commissaria per il commercio dell’Unione Europea, Cecilia Malmström, la quale alla domanda su come potesse continuare a promuovere il TTIP ignorando la massiccia opposizione popolare in tutta Europa, ha replicato: “Non ricevo il mio mandato dal popolo Europeo.”

L’Unione Europea non è un progetto di integrazione dei popoli europei (che infatti non sono mai stati così divisi come oggi), ma un mero disegno economico-politico fortemente voluto dai mercati finanziari e dalla geopolitica statunitense, come già riconosciuto da… Pertini! Ebbenesì, sto parlando proprio di quel Sandro Pertini, il partigiano presidente. Ascoltiamo le sue parole e domandiamoci quanto siamo ingenui visto che ancora oggi stentiamo a comprendere ciò che egli aveva già capito nel 1949: “L’unione europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l’espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d’un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell’Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana”. L’ordinamento europeo è antropologicamente (si vedano gli scritti della professoressa Ida Magli) e socialmente (si veda il giurista Barra Caracciolo) contrario agli ideali che ispirano la nostra costituzione, fondata sul lavoro e sui diritti e NON sui profitti, sul pareggio in bilancio, sulla disoccupazione strutturale, sul lavoratore merce, sulla prepotenza mercantilista, ovvero sul prevalere di interessi economici sui diritti costituzionali.

E non facciamoci fregare da quelli che non potendo confutare l’evidenza di quest’orrore, cercano di cadere in piedi, rilanciando: votiamo sì “per cambiare l’Unione Europea”. Se ci fermiamo a pensarci un attimo, possiamo renderci conto di come sia un discorso folle, del tutto privo di logica: davvero qualcuno può pensare che per cambiare una dittatura la soluzione sia quella di concedere alla dittatura ancora più poteri?
Inoltre, l’Euro e l’Unione Europea sono quello che sono non per puro caso o perché la torta è lievitata male: sono stati creati per fare *proprio* quello che stanno facendo, sono strumenti perfetti per il mercantilismo delle economie egemoni e per accentrare il potere politico-economico sradicandolo dal territorio così che chi ha le risorse finanziare possa meglio influenzarlo e controllarlo (si veda la recente retrospettiva del professor Alberto Bagnai). In tal senso, vale la pena di ricordare che il già citato superfondo di investimento Black Rock gestisce un ammontare complessivo di azioni, obbligazioni, titoli pubblici pari al PIL di Francia e Italia messe insieme
Se l’Unione Europea dovesse cambiare, diventerebbe meno efficace o addirittura inutile e pertanto sarebbe cestinata come strumento non più idoneo a spalleggiare gli interessi dei grandi poteri economici. Ad esempio, solo un malato di mente può pensare che il governo tedesco accetti una vera e propria integrazione fiscale europea con annesse politiche redistributive, cosa che porterebbe la Germania a cedere una quota tra l’8 e il 12,7% del proprio PIL agli altri stati europei!!! Ma neanche in un film di fantascienza!

Insomma, per i grandi capitali finanziari che governano il mondo, gli stati nazionali democratici, specie quelli dotati d’una solida costituzione fondata sui diritti dell’uomo e sullo stato sociale, sono l’unico ostacolo degno di nota capace di ostacolare la loro spietata brama di profitto. Quindi è prioritario prima togliergli la sovranità monetaria (per darla a dio Draghi!) e poi svuotarli dei poteri sanciti dalla costituzione. Non a caso l’attuale *deforma* della costituzione va nella direzione delle modifiche sollecitate dalla banca d’affari JP Morgan, da Larry Fink del fondo d’investimento Black Rock, dalla Deutsche Bank e da Jean-Claude Juncker, che infatti invitano a votare sì al referendum.

D’altro canto, sempre Jean-Claude Juncker spiegava già nel 1999 i trucchi da usare nella politica europea: “prendiamo una decisione, poi la facciamo trapelare e aspettiamo per vedere cosa succede. Se non provoca grande clamore o contestazioni, dato che la maggior parte della gente non capisce ciò che è stato deciso, andiamo avanti, passo dopo passo, fino al punto di non ritorno.”

Ecco, prestiamo attenzione: purtroppo, siamo già molto avanti in questo suicidio democratico, ma la *deforma* costituzionale potrebbe essere il nostro punto di non ritorno.

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(in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it)

Novità di ottobre/novembre

Un nano-saggio su letteratura e mercato, insieme alla ristampa del racconto “La libreria Feltribelli”. Ringrazio per l’ospitalità il sempre coraggiosissimo sito-community Neobar.

Letteratura e mercato

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Un racconto di genere, nello specifico di fantascienza, come non ne scrivevo da anni luce (quindi buona lettura solo agli appassionati del presente che verrà).

Bombe H e truppe androidi aviotrasportate

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Un racconto degenere, di narratività così altra da risultare irricevibile anche per la raccolta “altre narratività” di Effe/Flanerì

Confine

 

in caso di cose da dire all’autore: malosmannaja@libero.it

 

 

 

NON CI SONO I SOLDI.

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NON CI SONO I SOLDI

Ospedale, reparto di chirurgia, orario visita parenti. Luce fredda. Un vago retrogusto di ammoniaca sale dal pavimento in linoleum verde chiaro. Due medici conversano in piedi, lungo il corridoio vociante.
– “Hai visto? Hanno bloccato pure gli ordini dei farmaci” – ringhia il più basso.
Il collega, magro e allampanato, alza gli occhi al cielo in muta rassegnazione, trovando solo il soffitto scrostato. Nel violento moto di sconforto mimico, la montatura d’oro degli occhiali tondi scivola lungo il naso di un centimetro.
– “Manca solo che ci diano la corrente a giorni alterni” – rincara il medico basso. Continua a leggere “NON CI SONO I SOLDI.”